lunedì 1 giugno 2009

La FP-CGIL Campania ha aderito al “Lavoro in marcia” organizzato dalla FIOM.

Ieri a Roma si è concluso a Porta San Paolo, luogo simbolico della resistenza romana al nazi-fascismo, il Giro ciclistico “Il Lavoro in marcia” nella Italia della crisi organizzato dalla FIOM-CGIL, con l’adesione di Arci e Uisp.

Il giorno precedente le due carovane ciclistiche, quella partita da Padova il 17 maggio e quella partita il 27 maggio dallo stabilimento FIAT di Pomigliano d’Arco, si erano ricongiunte a l’Aquila.

La FP-CGIL Campania ha aderito alla manifestazione organizzata dalla Fiom-Cgil e la FP-CGIL-MEDICI ha assicurato, per alcuni giorni, la presenza di medici sull’autoambulanza della CRI di Pompei al seguito della carovana ciclistica.

E’ stata una esperienza intensa e coinvolgente che ha consentito di riportare al centro della attenzione il lavoro, i diritti, la democrazia, vale a dire il paese reale oscurato dai mass-media per dare spazio al paese virtuale; un modo per riaffermare con forza che il lavoro unisce.

La tenacia e la forza degli operai che hanno partecipato a questa manifestazione ciclistica rappresentano l’emblema del lavoro che, in questo periodo di dissesto sociale ed economico, è mortificato, svilito, tradito e trascurato dagli organi di informazione, tranne nei casi delle stragi di operai morti sul lavoro.

L’accoppiata lavoro–ciclismo ha un alto valore simbolico. Il ciclismo, forse come nessun’altra disciplina sportiva, riesce a coinvolgere gli spettatori perché pedalare è sudore e sofferenza. Il ciclismo è una metafora della vita: c’è gioia, passione, dolore, fatica, successo, ma anche sofferenza, sacrificio, debolezza, sconfitta.

Questo è il paese reale al tempo della crisi che la FIOM, così come la FP-CGIL Campania e la FP-CGIL-MEDICI, ritengono ineludibile riportare al centro della agenda politica italiana.

Bisogna ricomporre quello che la crisi, il Governo e Confindustria tentano di disgregare E di dividere, come i lavoratori pubblici da quelli privati, i lavoratori anziani da quelli giovani, i maschi dalle femmine.

In questo periodo di decadimento etico, culturale, sociale e politico dell’ Italia non deve sfuggire che l’attuale Governo di centro-destra incarna il neoliberismo nella sua versione più aggressiva quella populistica.

Il Governo Berlusconi è una maggioranza che in un periodo di recessione e di stagnazione, esprime gli umori peggiori del nostro paese facendo leva sul sentimento di paura che attanaglia gli italiani e che viene artatamente alimentato dai mezzi di informazione.

Una maggioranza politica autoritaria, lobbista ed eversiva, che è sostenuta da un blocco sociale compatto, che sta attuando una politica populista di destra, il cui programma si fonda su una delegittimazione delle istituzioni repubblicane e della Costituzione, su un attacco alla libertà individuale, alla laicità dello Stato, alla libera informazione ed alla magistratura, sulla privatizzazione dei servizi pubblici esplicitata nel “Libro Verde” di Sacconi, su un ridimensionamento del ruolo del sindacato con la controriforma del sistema contrattuale e su un attacco allo Statuto dei Lavoratori con la messa in discussione del CCNL che di fatto muta la dimensione collettiva, sociale e politica del lavoro, così come sancito dalla Costituzione, in una dimensione individuale, alla mercè del mercato.

Un laboratorio di politica conservatrice che tende ad azzerare i corpi sociali intermedi di questo paese, che aggrega un blocco sociale estranea per cultura e storia ai valori costituzionali e che proietta definitivamente l’Italia al di fuori della Costituzione, stracciando anche quel capitolo III che disciplina le relazioni economico-sociali e che fissa nel primato e nella tutela della dignità e della sicurezza del lavoro il limite invalicabile della iniziativa privata.

Così, decreto dopo decreto, come l’intervento sul diritto di sciopero e l’incivile decreto sulla sicurezza, si sta affermando nel nostro paese l’assuefazione alla inciviltà ed alle barbarie, la negazione dei diritti di cittadinanza, la crisi della democrazia rappresentativa, l’insofferenza ai pesi e contrappesi sanciti dalla Costituzione.

Contro questo progetto di restaurazione che persegue lo smantellamento delle conquiste sociali di questo paese bisogna opporsi sapendo che ciò richiede uno sforzo enorme da parte di tutti noi in un contesto socio-economico e politico difficile.

La CGIL da diversi mesi sta affrontando una lotta politica che declina un paradigma alternativo, perché la CGIL incarna la volontà di tanti lavoratori e lavoratrici che credono e lottano per realizzare una società che elimini le disuguaglianze sociali, una società equa e solidale in grado di includere e non emarginare, una società che ridia tutela e dignità al lavoro, che potenzi un Welfare universalistico per rendere esigibili i diritti di cittadinanza e garantisca un modello di sviluppo di qualità, indispensabile per superare questa crisi.

Per questo ben vengano manifestazioni come “Il Lavoro in marcia” che riportano i problemi del paese reale al centro della agenda politica e che tendono a tessere una alleanza con i cittadini, per rendere esplicito all’opinione pubblica l’intimo legame tra tutela del lavoro e la libertà, tra solidarietà e uguaglianza, tra responsabilità individuale e collettiva.

Infine, è necessario ribadire il nesso che lega la vita economica alla qualità della democrazia, la partecipazione democratica al riconoscimento alle istituzioni pubbliche di ridistribuire in modo equo parte delle risorse prodotte e di offrire servizi per rendere esigibili i diritti di cittadinanza inscritti nella Costituzione Italiana, un patrimonio di valori da difendere, un programma etico da attuare per rafforzare in questo paese la democrazia e conferire centralità al lavoro.

Il Segretario Generale FP-CGIL CAMPANIA Luigi Savio

Il Segretario Regionale CGIL-FP-MEDICI Giosué Di Maro


Napoli, 1 giugno 2009

31 maggio - Roma: il vero giro d'Italia siamo noi!

E’ stata una giornata bellissima, ieri.

E’ stato bello l’ingresso a Roma, lungo la via Tiburtina, dove i lavoratori delle fabbriche metalmeccaniche avevano lasciato le bandiere rosse sulla strada.

E’ stato bello il saluto a Roma, nelle vie che portano alla Piramide, con la gente che ci guardava e ci ascoltava. Eravamo in tanti e – non c’è dubbio – ci siamo fatti sentire. Dal Veneto, da Milano, dall’Abruzzo, dalle Marche, da Pomigliano, dal Molise. C’era Giovanni con noi, lavoratore della SCA, una cartiera in sciopero da 60 giorni; lo avevamo incontrato sabato scorso nel nostro viaggio in Toscana e ci ha raggiunto. E si sono uniti a noi i lavoratori e le lavoratrici del settore pubblico di Roma.

E’ stato bello l’arrivo a Porta San Paolo, dove ci aspettavano i compagni e le compagne della Fiom di Roma.

Siamo entrati, gridando che oggi il vero giro d’Italia siamo noi. Questa è l’Italia vera, quella di chi lavora, quella di chi abbiamo incontrato in questi giorni: le lavoratrici e i lavoratori delle fabbriche in crisi; i precari che sono stati spazzati via; i migranti ricattati dalla paura di perdere il posto di lavoro e di diventare clandestini nel paese in cui vivono e lavorano da anni; i cittadini e le cittadine di L’Aquila, che chiedono di partecipare democraticamente alla ricostruzione della loro città e con i quali sabato siamo entrati per la prima volta dopo il terremoto nella zona rossa.

E i partigiani, tutti quei partigiani che abbiamo incontrato nel nostro viaggio.

Ieri a Roma abbiamo portato tutto questo. E non a caso abbiamo finito il nostro percorso a Porta San Paolo, dove è nata la resistenza romana. Con 1.000 chilometri alle spalle, tutti faticosamente percorsi in bicicletta, siamo arrivati lì, perché siamo contro il fascismo, di ieri e di oggi. Siamo arrivati lì, perché anche il cuore di Roma è ancora antifascista e ieri, nonostante il giro d’Italia la paralizzasse, pareva davvero tutta per noi.

Oggi piove. Sono ripartiti tutti. E Roma è un po’ più triste.

Roma, 31 maggio - Comunicato stampa

“Lavoro in Marcia”. Spezia (Fiom): “Abbiamo posto al centro dell’attenzione i nostri temi: lavoro, diritti, democrazia”. Concluso a Roma il Giro ciclistico nell’Italia della crisi

Poco prima che partisse all’interno del centro storico della Capitale l’ultima tappa, a cronometro, del Giro d’Italia del centenario, è giunta a Roma la pattuglia di ciclisti del “Lavoro in Marcia”, a conclusione del giro nell’Italia della crisi promosso dalla Fiom-Cgil con l’adesione di Arci e Uisp. L’ultima tappa del “Lavoro in Marcia”, sulla distanza di 17 chilometri percorsi in termini non competitivi, andava infatti da Villa Adriana, presso Tivoli, fino a Porta San Paolo, dove le magliette rosse sono giunte intorno a mezzogiorno di oggi.
“Questo nostro giro ciclistico - ha detto Laura Spezia, segretaria nazionale della Fiom, nell’intervento che ha concluso la manifestazione - ci ha consentito di costruire, tappa dopo tappa, tutta una serie di iniziative locali, per porre al centro dell’attenzione le istanze che ci stanno più a cuore: il lavoro e il suo valore, l’occupazione, i diritti dei lavoratori e dei cittadini, la democrazia.”
“Questa marcia - ha affermato Spezia - deve darci la spinta per affrontare con nuovo slancio tutte le molte difficili sfide che ci stanno di fronte, a partire da quella per la difesa dell’occupazione e da quella per il rinnovo dell’accordo economico per il secondo biennio del Contratto dei metalmeccanici. Rinnovo reso particolarmente problematico non solo dalla situazione di crisi in cui siamo immersi, ma dall’accordo separato sul sistema contrattuale del 22 gennaio di quest’anno, un’intesa che si propone di ridurre la funzione del Contratto nazionale per ciò che riguarda la tutela del potere d’acquisto delle retribuzioni.”
“Le difficoltà - ha concluso Spezia - sono quindi molte. Ma il “Lavoro in Marcia” ci ha insegnato che alla fatica si reagisce con la solidarietà, così coma hanno fatto i nostri ciclisti nel corso di questo originalissimo e intensissimo giro.”
La prima edizione del “Lavoro in Marcia”, aveva prima ricordato Francesca Re David, responsabile dell’ufficio Organizzazione della Fiom, si è svolta non solo in contemporanea con il Giro d’Italia del Centenario, ma anche “nel corso di un arco temporale particolarmente simbolico: tra il 1° Maggio, Festa del Lavoro, e il 2 Giugno, Festa della Repubblica”.
Nel corso del comizio conclusivo della manifestazione, svoltosi all’interno del Parco della Resistenza - così intitolato a ricordo della battaglia che, attorno a Porta San Paolo, oppose militari italiani e popolo di Roma alle truppe naziste l’8 settembre 1943 - hanno preso la parola, oltre a lavoratori e dirigenti sindacali che hanno materialmente pedalato nel corso del Giro, anche Andrea Novelli, presidente della Uisp di Roma, Sergio Giovagnoli, della Direzione nazionale dell’Arci, Cecilia Taranto, segretaria Cgil di Roma e del Lazio, e Alessandra Tibaldi, assessore al Lavoro della Regione Lazio.
Le due carovane ciclistiche del “Lavoro in Marcia”, quella partita da Padova il 17 maggio e quella partita da Pomigliano d’Arco il 27 dello stesso mese, si erano ricongiunte il 30 maggio a l’Aquila, ove si sono unite a una manifestazione promossa da comitati di cittadini del capoluogo abruzzese per affermare la propria volontà di avere diritto di parola sulla ricostruzione della città distrutta dal terremoto dello scorso aprile.

Fiom-Cgil/Ufficio stampa

Roma, domenica 31 maggio 2009

 

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