domenica 17 maggio 2009

le foto del 17 maggio

17 maggio - L'arrivo a Legnago

Siamo partiti. Da Padova percorriamo la statale in direzione di Legnago. Passiamo da Este e Montagnana, accanto alle mura medioevali. Attraversiamo la pianura, tra campi coltivati e papaveri, fabbriche e centri commerciali.

Nel pomeriggio, finalmente, siamo a Legnago. Ci fermiamo in una piazza dove giocano i bambini. I ciclisti tagliano il filo del traguardo tra i nostri applausi e gli sguardi incuriositi di una città che pare sospesa.

Siamo a Legnago nel cuore del Nord Est. Su un lato della piazza, poco lontano da noi, c’è una sede della Lega. Siamo qui perché questa città, come le altre del territorio, sta soffrendo per la crisi. L’industria è soprattutto quella della termomeccanica e della meccanica leggera. Tutte piccole o piccolissime imprese. Per quelle lavoratrici e per quei lavoratori non c’è nemmeno la cassa integrazione. Sono qui con noi Stefano Zantedeschi, il segretario della Fiom di Verona, e il sindaco, Silvio Gandini. Entrambi ci augurano buon viaggio.

Finiamo il percorso con qualcuno da dietro che grida VIVA IL LAVORO, VIVA LA FIOM!

17 maggio - La partenza da Padova

Siamo partiti! È una bellissima giornata di sole. Prato della Valle è piena di gente, c’è il mercato; tanti bambini, famiglie a passeggio, tantissimi migranti.
Intorno a noi ci sono almeno un centinaio di compagne e compagni. Tantissime lavoratrici e lavoratori, tanti in bicicletta, tanti a salutarci e a dirci “in bocca al lupo”, tutte e tutti vogliono lasciarsi alle spalle i brutti episodi di ieri, esorcizzati da lungi applausi e grandi abbracci a Rinaldini.
Il via alla partenza lo dà proprio lui, insieme a Cremaschi, sventolando la bandiera rossa della Fiom (nella foto).

Ci sono tanti volti intorno a noi; ognuno ha la sua storia da raccontare. Tra i tanti, quello più bello è quello di Mohammed che avrà sei o sette anni e ci guarda con i suoi occhi grandi, spalancati. E’ arrivato dal Senegal da un mese; suo papà è qui da sette anni. La sua azienda è in crisi, rischia di aprire la procedura di mobilità.
Con noi ci sono gli amici della cooperativa “Il Ponte” con la loro bandiera con scritto Be Different; distribuiscono i sacchetti del pranzo. Hanno portato i loro prodotti agricoli, cassette di frutta e verdura vendute a un prezzo accessibile: 11 chili 10 euro.
C’è Sergio dell’Arci, anche lui in bicicletta: per loro questa è una delle tante tappe di un percorso da fare insieme, per il lavoro, per i diritti, per i migranti.
E c’è l’amministrazione comunale, che ci porta il suo saluto: le nostre preoccupazioni per il futuro sono anche le loro.

Siamo tutte e tutti qui per iniziare questa marcia e dare voce e dignità al lavoro. La nostra non è una competizione sportiva; è una battaglia sindacale, una “manifestazione itinerante” come ci dice oggi Luciano Gallo, con caschetto in testa e tenuta da ciclista, pronto a partire anche lui con gli altri lungo la strada che passando da Monselice arriva prima a Este e poi a Legnago, in piazza della Costituzione. La regola più importante – sulla strada e non solo - è quella che seguiamo sempre, quella della solidarietà: l’andatura del gruppo segue quella di chi ha più difficoltà. Nessuno resti indietro.
La nostra marcia per il lavoro è come quelle che si facevano negli anni 50 – ce lo ricorda Rinaldini – anche allora tutti in bicicletta. Ma allora la bicicletta era il mezzo di trasporto più diffuso.
Portiamo in giro i nostri valori, quelli della solidarietà, della democrazia, del conflitto; un messaggio di unificazione del lavoro: tra nord e sud, tra uomini e donne, tra lavoratori stabili e precari, tra italiani e migranti. È anche un modo per riprenderci questo periodo dell’anno, quello che va dal 25 aprile al 1° maggio e dal 20° maggio (40 anni dalla Statuto dei lavoratori) al 2 giugno, festa della Repubblica…la nostra Repubblica, quella democratica e fondata sul lavoro, non quella degli eserciti e delle parate militari.

E’ un anno difficile, questo, con il sistema produttivo in ginocchio per la crisi, che - ci ricorda Rinaldini stamattina - non è affatto finita. Partiamo in bicicletta per rimettere al centro il lavoro - le lavoratrici e i lavoratori - di fronte a una falsa campagna che vorrebbe convincerci che la crisi sta finendo e che da qui ricomincia la ripresa. Purtroppo non è vero; non c’è nessun segnale di ripresa. Anzi, il rischio è che la situazione peggiori e che molte situazioni di crisi dovuta al mercato diventino strutturali e che molti rischino il licenziamento.


Siamo qui per questo: il papà di Mohammed non deve perdere il posto di lavoro.

[Liberazione, 17 maggio] Si parte da Padova per arrivare il 31 maggio a Roma.

Attraverserà l’Italia da nord a sud una carovana di tute blu in bicicletta.
 

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