martedì 19 maggio 2009

Modena 19 maggio - il pomeriggio

[l'Unità, 19 maggio] «Lavoro in marcia» A Modena la terza tappa

Da Legnano aMantova. La seconda tappa del “Lavoro in Marcia”, il giro d’Italia di precari e disoccupati organizzato dalla Fiom-Cgil, si è conclusa ieri davanti al piazzale della Belleli,
azienda metalmeccanica.

[Liberazione, 19 maggio] Seconda tappa del Giro, sosta alla Belleli. La Fiom in bici arriva nei luoghi dell’amianto

È partita da Legnago la seconda tappa del giro d’Italia in bicicletta promosso dalla Fiom.
Carovana ciclistica che fa il verso all’altra, quella ufficiale dove corrono la maglia rosa, quella verde e ciclamino.

19 maggio - pomeriggio in Piazza Grande


Modena, pomeriggio in Piazza Grande. La riempiamo con le bandiere e la musica. Suona Bella ciao e la gente che passa ci saluta. Anche se sono le cinque passate, il sole spacca ancora le pietre.

Il sindaco ci aspetta. Ci riceve su al primo piano, parla con noi ci dà la sua solidarietà, ci augura buon viaggio.

A parlare con lui ci sono i ciclisti, ancora stanchi dalla strada di stamattina, ma soprattutto ci sono Mohamed, Hassan, Bouchaib, Tahr, Omar, Karma, Katib, Ali…
Parla Mohamed per tutti. Dice che i loro figli sono nati qui, ma se perdono il posto di lavoro rischiano di diventare clandestini. Parla di occupazione, di sicurezza sul lavoro, di diritti, di civiltà. È contro il pacchetto sicurezza e spiega perché. Dice poche parole, quelle che servono, non una di più e ognuna porta dietro storie enormi.

Domani mattina ripartiamo presto, verso Bologna. Incontreremo altre fabbriche, altre lavoratrici e altri lavoratori. Incontreremo altri volti e altre storie.

Gianni e la fonderia


Gianni è il più veloce dei nostri ciclisti. Per lui la bicicletta è una passione. Quando ne parla, gli occhi gli brillano. Esce ogni domenica. Le Dolomiti sono il suo “paradiso”. La bicicletta per lui è metafora della vita e soprattutto del lavoro: dice che in fabbrica fai fatica come sulla strada, senza il doping, però…e ride!

Lui la fatica sa bene cosa è. Lavora in fonderia da più di 30 anni. Suo padre lavorava in fonderia, i suoi tre fratelli lavorano in fonderia. Lui dice che prima c’è l’uomo, poi c’è il fuoco, poi la fonderia.

Gli piace il suo lavoro. Quello che non gli sta bene è che le lavorazioni più pesanti toccano sempre ai migranti. In fonderia, dove lavora lui, alla sbavatura ci sono soltanto operai dell’Est o dell’Africa. Dice che fanno un lavoro massacrante per un salario da fame. E questo non gli va giù.

Ha una vita di sacrifici alle spalle; si è costruito casa da solo, con sua moglie, mattone su mattone, fine settimana dopo fine settimana. Ci ha messo anni. Ferie poche: quelle che ricorda sono quelle in Jugoslavia, quando ancora c’era la Jugoslavia e quando ancora c’era Tito.

È qui perché la sua azienda come tante altre è in crisi: prima ferie forzate; ora già si parla di mobilità.

Gianni è un compagno, di quelli veri, all’antica. Ha un tatuaggio sul braccio: è una colomba che dice un dì verrà…..

19 maggio Modena

19 maggio - Modena - Mohamed e i suoi amici

Siamo ancora davanti alla Rossi Motoriduttori lungo la Via Emilia. Il sole è dappertutto. Fa caldissimo. Lungo la provinciale le macchine passano ininterrottamente.

Parliamo con i lavoratori e le lavoratrici che sono venuti ad accoglierci. Ognuno ha la sua storia e tanta voglia di raccontarla.

Ci sono tanti migranti, Mohamed e i suoi amici vengono dal Marocco. Sono anni che vivono in Italia. Mohammed è il più grande. Ha 51 anni, ma non li dimostra. 51 anni e 5 figli.

Gli altri sono più giovani, tra i 30 e i 40 anni. Uno di loro mi mostra le foto dei suoi due figli. Il più piccolo ha 11 mesi, il più grande 4 anni. Sono entrambi maschi, entrambi italiani.
Lui la cittadinanza la aspetta a settembre. Sarà cittadino italiano, ma senza un lavoro e senza una casa. Lui è stato licenziato quasi 2 anni fa. Costruiva giocattoli per bambini, quelli dove infili la monetina e peschi il tuo giochino. E’ stato licenziato lui e altri cinque lavoratori, quattro migranti e un italiano del Sud. Il padrone è anche il suo proprietario di casa. Da settembre è anche sotto sfratto.

La sua è una storia come mille altre. Le foto che mi mostra - quelle dei suoi due bambini – invece sono uniche.

19 maggio - Da Suzzara a Modena - Davanti alla Rossi Motoriduttori, Via Emilia


Ripartiamo da Suzzara la mattina presto. Direzione Modena. Intorno sempre la pianura; casali in mezzo ai campi; sempre, dappertutto, i papaveri.

A Correggio incontriamo i compagni della Uisp di Modena e con loro continuiamo lungo la strada. Fa caldo anche oggi. Il sole picchia forte, sulla strada e sui campi intorno.

A Modena ci aspettano alla Camera del Lavoro e poi davanti alla Rossi Motoriduttori, sulla Via Emilia, intorno a un paesaggio industriale che corre lungo tutto quel pezzo della provinciale.

Rossi Motoriduttori, Stilma, Bosch, Tetra Pack, CNH, Lamieral, Salami, Nacco….le lavoratrici e i lavoratori che sono venuti tutti ad aspettarci sono tantissimi. Le fabbriche dove lavorano sono tutte in cassa: la Bosch ha fatto 32 settimane in 9 mesi; la Lamieral a novembre finirà le 52 settimane… “poi, non si sa!”; in CNH stanno facendo le prime due settimane, a breve 70 interinali rischiano di perdere il posto di lavoro; alla Salami stanno in cassa da ottobre, finora ordinaria, tra poco passano alla straordinaria… “tra un anno si saprà che fine facciamo”.

Alla Rossi Motoriduttori sono oltre 500; producono motoriduttori per impiantistica industriale. Dal 12 gennaio sono in cassa. Stanno facendo il primo turno di 13 settimane; a fine luglio parte il secondo e 3 o 4 settimane di ferie collettive per tutti…. “poi….punto interrogativo”. Stefano, che alla Rossi, fa il collaudatore, ci racconta cosa è accaduto: “la crisi è stata inaspettata. A settembre del 2008, l’azienda dichiara più 12%; a ottobre, ancora positivo, più 6%. Era un treno in corsa. Parlavano di investimenti per aumentare i volumi produttivi. Poi, il collasso improvviso. A novembre meno 30%; a dicembre meno 40%. Circa 30 precari, quasi tutti a termine, sono andati fuori subito. Tutti…indistintamente. Sono i primi che hanno pagato il prezzo della crisi. Ora siamo tutti preoccupati….prima o poi la cassa finisce.”
 

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