martedì 26 maggio 2009

26 maggio - Umbria Olii

[Liberazione, 26 maggio] Il giro d’Italia in bici, quelle prodotte dalla crisi

Continua il tuor della Fiom, che tocca cassaintegrati, licenziati e lavoratori e lavoratrici a rischio. Meta finale, L’Aquila
di Eliana Como

Il giro d’Italia della Fiom è partito da una settimana. Il viaggio è iniziato domenica
scorsa da Padova; ora siamo in Umbria. Tra pochi giorni partono dal Sud le lavoratrici e i lavoratori di Pomigliano e del Molise. La direzione è per tutti L’Aquila il 30 maggio e poi Roma il 31.

26 maggio - Basta stragi sul lavoro


Oggi la nostra marcia ha una parola d’ordine più importante di qualsiasi altra. Non ci battiamo soltanto per il lavoro. Vogliamo anche un lavoro sicuro. Basta stragi sul lavoro.

Arriviamo a Campello del Clitunno, vicino Spoleto. Siamo alla Umbria Olii, dove il 25 novembre 2006 quattro lavoratori sono morti sul lavoro. Non è stato un incidente. E’ stata una strage. Tanto più odiosa perché la direzione ha chiesto il risarcimento ai familiari delle vittime.

Dove siamo oggi, si inaugura un monumento ai 4 lavoratori. Ci sono alcuni dei familiari. Ci stringiamo intorno a loro.

Ci ha raggiunto Giorgio Cremaschi. La crisi, la precarietà, il ricatto aumentano le condizioni di rischio. Tre-quattro persone al giorno muoiono sul lavoro. Ogni giorno tutti i giorni. Come Giuseppe, Vladimir, Tullio, Maurizio che sono morti qui a Campello. Per loro e per tutti gli altri, vogliamo giustizia. Non servirà a restituire le vittime alla loro vita e ai loro familiari, ma la certezza della pena è prevenzione.

Il decreto salva-manager nelle revisioni al Testo Unico va esattamente nella direzione opposta. Ribalta e annulla un principio fondamentale di responsabilità, scaricandola sui quadri intermedi o sui lavoratori, come hanno provato a fare qui alla Umbria Olii.

Ci spostiamo di fronte ai cancelli della fabbrica. Mentre andiamo, in mezzo ai campi vediamo da lontano il silos che è scoppiato e volato via. E’ ancora lì, agonizzante, in mezzo a un prato verde; sullo sfondo le colline dolci dell’Umbria. Più avanti, arrivati ai cancelli, le parole non bastano più. Il profilo carbonizzato di quello che resta della Umbria Olii è ancora lì (vedi foto). Parla da solo. Chi lo vede non ha da dire niente altro. Anche quello è a suo modo un monumento a questa strage e a chi in questa vicenda ha pagato un prezzo troppo alto.

Non facciamo a tempo a dire che non deve succedere mai più, che ci arriva la notizia che altri tre lavoratori metalmeccanici sono morti in Sardegna. Pare fossero manutentori di una ditta in appalto. Mentre pulivano i serbatoi sono rimasti ammazzati. Intossicazione da azoto. Mentre scrivo ancora non conosco i loro nomi. Chi erano, quanti anni avevano.
 

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