lunedì 18 maggio 2009

18 maggio - Il pomeriggio a Suzzara

18 maggio - Suzzara: in diretta su Caterpillar

Da Mantova, pochi chilometri e siamo a Suzzara. Oggi pomeriggio, riposo. Su un prato, proprio accanto allo stabilimento Iveco. Lo vediamo alle nostre spalle, appena dietro gli alberi, e sulla strada mentre arriviamo.
Oggi siamo in diretta su Caterpillar. Ci intervista Laura. È troppo simpatica….la adottiamo e lei si fa adottare. Grande Laura!

Domani mattina si riparte presto. Direzione Modena. Ci aspettano i lavoratori e le lavoratrici della Rossi Motoriduttori.

Da Legnago a Mantova - incontro con i lavoratori e le lavoratrici della Bellelli energy

18 maggio - Da Legnago a Mantova, di fronte al piazzale della Belleli

Ripartiamo da Legnago la mattina presto, dopo una notte passata nella palestra di una scuola. La strada corre in mezzo alla pianura. Il paesaggio è sempre quello: chilometri e chilometri di campi e capannoni. E prati rossi, stracarichi di papaveri.

Lungo la strada, ci aspettano i compagni della Bonferraro, anche loro in bicicletta pronti a proseguire sotto il sole, lungo la provinciale che porta verso Mantova.

L’arrivo in città è bellissimo. Vediamo da lontano le mura medioevali di Mantova; di fronte il Mincio che si allarga e sembra trasformarsi in un lago. Ma noi svoltiamo a destra. Non entriamo in città. Ci aspettano fuori, nel bel mezzo del polo petrolchimico, i lavoratori e le lavoratrici della Belleli e delle altre fabbriche metalmeccaniche del territorio. Basta seguire per pochi metri la strada e il paesaggio cambia del tutto. Lasciamo le torri medioevali per le ciminiere delle fabbriche.

Di fronte alla Belleli l’accoglienza è caldissima. Il sole picchia forte, c’è la musica che suona e il gazebo per distribuire il pranzo. Arrivano i ciclisti, accolti dall’Inno dei lavoratori e dal risotto alla mantovana.
Via via, poco alla volta, gli operai escono dalla fabbrica, anche loro in bicicletta, ma senza caschetto e con la tuta blu ancora addosso (nella foto). Qui si producono pezzi di carpenteria pesante per le raffinerie del territorio. I trattamenti termici avvengono a temperature elevatissime, anche 200 gradi. Molti nel passato hanno pagato un prezzo durissimo a causa dell’amianto e ancora oggi non hanno trovato giustizia. I pezzi che si producono li vediamo dal piazzale in cui siamo, oltre le mura di ingresso alla fabbrica: sono pezzi enormi, quasi monumenti di una società industriale che non è affatto sparita e sta qui a testimoniarlo.
E soprattutto siamo noi e tutte e tutti quelli che sono qui a testimoniarlo: in una società di furbetti e veline, la visibilità a noi non ce la regala nessuno, ce la dobbiamo conquistare, anche così, in bicicletta, sotto il sole, fabbrica per fabbrica.

È il senso di questa iniziativa e oggi lo respiriamo fino in fondo. Oggi ad aspettarci ci sono centinaia di lavoratrici e lavoratori. C’è il segretario della Fiom di Mantova, il segretario della Cgil, tantissime RSU. Sono venuti da tutte le fabbriche del territorio: Iveco, Marcegaglia, Bondioli Pavesi, Sogefi e tantissime altre. Ci sono Loriano, Carlo, Mauro, Bernardo, Giancarlo, Angelo….potrei continuare per ore. Ci sono tutti, davvero, ed è una mattinata straordinaria.

Il piazzale dove siamo, quello della Belleli è un piazzale storico per Mantova. Qui le lavoratrici e i lavoratori nel 1995 hanno portato avanti una delle lotte più importanti del territorio: 3 mesi di presidio, 5 anni per riportare la fabbrica a funzionare, anche grazie alle loro lotte, al loro mestiere e alla loro professionalità.
Nel ’95 l’azienda entra in crisi. Da un momento all’altro, non fornisce più guanti e mascherine; poi smette di pagare gli stipendi. Oltre 1.500 lavoratrici e lavoratori rischiano il posto di lavoro. Soltanto dopo molti anni, nel 2000, anche grazie agli operai, l’azienda torna a funzionare. Oggi è una delle poche che ancora non sente il peso della crisi.
Tutte le altre stanno usando ferie o cassa integrazione. Sono 180 le grandi fabbriche interessate dalla cassa; 395 quelle artigiane. Oltre 6.000 le lavoratrici e i lavoratori coinvolti: nel metalmeccanico, nel tessile, nel petrolchimico. La crisi ha cominciato a farsi sentire negli ultimi mesi, non ha ancora raggiunto il suo apice. La preoccupazione nei volti e nelle parole di chi ascoltiamo è fortissima.

Ci sono i compagni della Marcegaglia: il loro stabilimento è enorme, 1.200 lavoratori, 800 operai. Ridono all’idea che la crisi sia soltanto “psicologica” come vorrebbe far credere la presidente di Confindustria. Loro hanno terminato tutte la ferie e i permessi che avevano. Ora non resta che la cassa-integrazione. E sul futuro nessuna garanzia.

Ci sono quelli dell’Iveco che a ottobre hanno fatto la battaglia per impedire il licenziamento dei loro compagni precari. Non si fanno una ragione di quello che è successo. A marzo dell’anno scorso l’azienda produceva 350 veicoli al giorno e annunciava investimenti per arrivare a 500. Poco meno della metà della forza lavoro aveva un contratto precario. Al rientro dalle ferie, non si comanda più il sabato. Poco dopo, via oltre 500 interinali. Oggi l’azienda non produce più 7.000 veicoli al mese, ma 2.000. I concessionari sono pieni di veicoli non venduti. A suo modo anche questa è stata una scommessa finanziaria andata male. Proprio oggi a Torino, al Derby del Cuore, viene presentato il nuovo veicolo commerciale dell’azienda. Non è un nuovo veicolo, in realtà, ma un restyling di quello vecchio. Speriamo bene e chissà che se ne faranno di tutti i vecchi veicoli non venduti.

Come al solito, i padroni scommettono; gli operai pagano.
 

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