venerdì 29 maggio 2009

[Liberazione, 29 maggio] Terni, lavoratori Thyssenkrupp minacciati dalla crisi dell’acciaio

Ultime tappe del tour Fiom. Durante: «L’azienda rispetti gli impegni presi»

Domani arrivo a L'Aquila


Domani il gruppo dal nord (partito il 17 maggio da Padova) e quello dal sud (partito il 27 maggio da Pomigliano) si incontrano a L'Aquila. Un filo rosso, il nostro, quello che abbiamo tessuto in queesti giorni, fabbrica per fabbrica, città per città, unisce l'Italia.


Questo il programma dettagliato:


Ore 7.00 - 7.30

Partenza

Ore 10.00

Arrivo ciclisti dal NORD presso il parcheggio della REISS ROMOLI
(incrocio SS 17 ovest – SP 33 per Coppito)

Arrivo ciclisti dal SUD presso il nucleo Industriale di Bazzano, (incrocio SS17 est – viale dell’industria (Bazzano – L’Aquila)

(i ciclisti verranno scortati fino a viale Alcide De Gasperi n. 67)

Ore 10.15

Partenza da via Alcide De Gasperi n. 67 del gruppo completo dei ciclisti.

Ore 10.30

Arrivo nella piazza della Fontana Luminosa dove ci uniremo al Corteo per entrare nel Centro Storico.

Ore 13.00

Pranzo presso il Campo di Coppito e trasferimento a Tivoli.

29 maggio - Rieti

29 maggio - Rieti. Un intero territorio in crisi


Lasciamo Terni per Rieti. Abbiamo quasi 900 chilometri alle spalle. E altre due tappe davanti: l’Aquila e Roma.

A Rieti ci aspettano in piazza, di fronte al municipio. Insieme a Gianni Rinaldini e a Laura Spezia, ci sono i lavoratori di varie aziende del territorio. Sono quasi tutte in crisi.

Ci sono i lavoratori della Ritel, ex Alcatel, 214 lavoratori, 500 in tutto il gruppo. Producono apparecchi per le telecomunicazioni, in particolare apparecchi in fibra ottica. Non sono ancora in cassa, ma temono per il futuro, “ce la vediamo piuttosto male”, mi dice. Già da un anno, l’azienda ha ridotto le commesse. Qui il rischio non è nemmeno la cassa integrazione. Il rischio è la crisi finanziaria dell'azienda e la chiusura dello stabilimento.

Poi c’è Orfeo, della Solsonica (ex EEMS), una azienda che ha riconvertito la produzione da memorie per l’hardware a pannelli solari per l’energia fotovoltaica.
Sono in cassa da aprile del 2008, a rotazione fino a giugno del 2010. Orfeo negli ultimi 3 mesi ha lavorato due, tre giorni al mese. Adesso passerà a otto, nove giorni.
Orfeo, prima di essere assunto e di finire in cassa integrazione, è stato precario per nove anni e mezzo. Dice di essere stato “fortunato”, perché a lui hanno sempre rinnovato il contratto. Ne avrà avuti più di 40, anche di tre, quattro mesi, a volte sei. Persino tanto. Dopo di lui, i contratti si sono fatti anche a due o tre settimane. E in effetti, negli ultimi due anni, almeno un centinaio di precari sono stati “spazzati via”, travolti dalla crisi. Sono stati i primi a pagarne il prezzo.

C’è anche Cesare, della Schneider. Sono in cassa anche loro. In 30 anni di attività, è la prima volta che capita. Fino all’anno scorso andava tutto bene; poi, dal 2009 c’è stato un crollo improvviso, con un calo del 60% della produzione. Prima si producevano 2.300 interruttori; ora si è passati a 1.100. La cassa è iniziata a febbraio, dopo le ferie collettive.
Anche qui, i precari sono stati i primi a pagarne il prezzo: “abbiamo perso almeno 40 precari e per una città come Rieti sono davvero tanti”.


Sono soltanto alcune storie della crisi di un intero territorio.

[Corriere di Rieti, 29 maggio] Operai in bicicletta per protesta

[Primo piano Molise, 29 maggio 2009] Lavoratori in marcia

[Left, 21/29 maggio 2009] La crisi, in salita

di Eliana Como

Roberto e la catena di montaggio


Roberto ha fatto l’operaio per una vita intera. In catena alla Bonferraro di Verona (ex Smeg). Operaio di linea.

Lui da qualche anno è in pensione, ma nella fabbrica dove lavorava sono in cassa integrazione. In pensione ci è andato presto perché ha cominciato a lavorare da bambino. L’estate lavorava il tabacco nei campi. Alla Bonferraro ha lavorato sempre in catena di montaggio. Poche semplici operazioni sempre uguali. Ritmi esasperanti, un pezzo dopo l’altro, un operaio sopra l’altro. La catena passa; è lei che detta il ritmo di lavoro. Era dura, dice Roberto. Anche mentalmente; asfissiante. Ancora peggio negli ultimi anni con il salario legato alla produttività. I ritmi erano aumentati. La fatica anche.

Roberto finalmente è andato in pensione. Ha lavorato fin troppo.

Roberto sulla strada sembra un treno. La fatica della salita non è niente in confronto alla fatica della catena di montaggio.
 

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