sabato 23 maggio 2009

23 maggio - Cortona, dopo 148 chilometri


Dopo i 60 chilometri per arrivare alla SCA dove abbiamo incontrato i lavoratori in sciopero da 60 giorni (vedi qualche post più giù), da Pratovecchio a Cortona non sono altri 60. Sono molti di più. Oggi, i compagni in bicicletta hanno percorso 148 chilometri. Hanno divorato 148 chilometri. 35 in salita.

Sono arrivati distrutti dalla fatica. Li ho guardati arrancare sull’ultimo tratto di strada per arrivare a Cortona. Gli ultimi 5 chilometri, tutti in salita, la più dura di tutte. Ma sono arrivati, sempre sulle loro gambe. Hanno ripreso fiato e domani ripartiamo. Prima verso Umbertide, poi tappa dopo tappa a Roma il 31 maggio.

Non sono ciclisti. Lo fanno per portare a Roma il messaggio che tutte le lavoratrici e i lavoratori che stiamo incontrando stanno dando loro: noi, lavoratrici e lavoratori di questo paese, la crisi non la vogliamo pagare.
Adelante companeros! E grazie anche ai compagni della UISP che, provincia dopo provincia, non ci hanno mai lasciati da soli sulla strada.

23 maggio - Vogliamo il pane e le rose


Dalla SCA a Cortona. Dopo i 60 chilometri di stamattina, sono altri 60 chilometri. E un bel pezzo di salita.


Questa è la tappa più dura. I compagni in bicicletta non mollano. La stanchezza gliela leggi in faccia. Ma vanno avanti.

Daniele forse è il più stanco di tutti. A vederlo sembra sfinito. Ma per la strada - dalla bicicletta- raccoglie fiori e spighe. Nonostante la fatica, li mette nella bottiglietta vuota che ha sistemato dietro il sellino.

Vogliamo il pane e vogliamo le rose.

23 maggio - Andrea e i ciclisti rossi


I compagni di strada non li lasci mai. Li rincontri sempre. Noi Andrea Satta lo abbiamo rincontrato oggi.

E’ tornato indietro per venirci incontro. Ci ha incontrato per strada. Sulla salita che dalla SCA porta a Cortona. Brindiamo con lui. Il prosecco lo ha portato lui.

Ci racconta dei ciclisti rossi, che all’inizio del 900 giravano fabbrica per fabbrica a portare notizie sugli scioperi.

Gli chiediamo di fare un pezzo di strada con noi. Sale sulla sua bicicletta e si mette in gruppo (vedi foto). Anche lui è un ciclista rosso.

22 maggio - Da Porretta a Pistoia. Poi Prato

22 maggio - Alla SCA. 60 giorni di sciopero. 60 chilometri alle spalle e 60 ancora da fare


Anche oggi è una giornata particolare. Ci aspettano le lavoratrici e i lavoratori in presidio di fronte a una fabbrica. Sono in sciopero da 60 giorni.

Ci arriviamo a fatica allo stabilimento della SCA a Pratovecchio, nel Casentino. Ci arriviamo a fatica perché la strada si arrampica sugli Appennini. L’Arno ci accompagna per un tratto. Poi le montagne ci tolgono la linea dell’orizzonte.

Chi è in bicicletta fa fatica. Sono più di 60 chilometri. E poi, quando ripartiremo, ce ne saranno altri 60 per arrivare a Cortona. Questa è la tappa più dura del nostro giro nell’Italia della crisi. Ma nessuno si ferma. I ciclisti sanno che i lavoratori della SCA li aspettano. 60 chilometri non sono più duri di 60 giorni di sciopero.

La SCA è una multinazionale svedese dell’industria carto-tecnica. Producono carta igienica ( carta da culo, si dice qui in Toscana). Ci sono altri quattro stabilimenti in Italia, tutti nella zona di Lucca. Poi molti altri, in giro per il mondo.

Lo stabilimento di Pratovecchio tra quelli più all’avanguardia. La cogenerazione dell’energia, la versatilità dei macchinari, la professionalità dei lavoratori lo rendono uno dei più avanzati in Italia per questo tipo di produzione. Nello stabilimento si produce tutta la linea Conad. Si cambia produzione sulle linee anche 3 volte al giorno.

Il prodotto è competitivo sul mercato. La Cina non batte sui costi, perché il trasporto sarebbe troppo oneroso.

Eppure Pratovecchio chiude. La chiusura la annuncia l’azienda il 27 marzo. 130 lavoratori. 120 esuberi. Punto. Più qualche precario e i lavoratori dell’indotto. Tutti a casa. In tutto sono circa 200.

Quando viene dato l’annuncio, i lavoratori e le lavoratrici della SCA sono già in sciopero, da 3 giorni. E da 2 giorni sono in presidio davanti allo stabilimento. Hanno capito, prima dell’annuncio ufficiale, che l’azienda sta smobilitando.

È l’inizio di una grande lotta. 60 giorni di sciopero. Presidio 24 ore su 24, con turni di 4 ore. Ci sono tutti con i lavoratori della SCA. Tutto Pratovecchio, tutta Stia, i lavoratori e le lavoratrici delle altre fabbriche del territorio, tutte e tutti. Se chiude la SCA nella valle del Cosentino é come se avesse chiuso la Fiat a Torino negli anni 60.

È con loro anche Pau dei Negrita e tutti quelli che ha portato a suonare qui: Roy Pacis, la Casa del vento, i Modena, la Bandabardò, Piero Pelù e tanti altri. Hanno raccolto un bel po’ di soldi con un grande concerto. Con questo e le collette e le donazioni sono riusciti persino a dare una sorta di cassa integrazione ai lavoratori. 856 euro al mese. Più di un operaio metalmeccanico in cassa ordinaria.

Ha partecipato alla colletta anche l’ex proprietario della fabbrica. Una volta la fabbrica si chiamava Ausonia. Il proprietario era di qui. Poi è stata comprata dagli svedesi che hanno svenduto, ristrutturato, chiuso. Quello che accade oggi alla SCA - uno stabilimento produttivo che chiude e 200 lavoratori a casa - non è detto che sia l’ultimo atto.

Grazie alla lotta dei lavoratori, però, una trattativa almeno c’è stata. Ora si parla di vendere lo stabilimento, non di dismetterlo.

Ma hanno ottenuto anche altro i lavoratori e le lavoratrici della SCA. Una settimana fa, la multinazionale ha annunciato la chiusura di uno stabilimento a Manchester. Non è stato più 50 lavoratori, 50 esuberi. Hanno aperto un tavolo. Ora si tratta con i sindacati. La lotta di Pratovecchio ha pagato a Manchester.

E a Pratovecchio. Perché i lavoratori e le lavoratrici della SCA, dopo 60 giorni di sciopero, sanno che tutto quello che potevano fare lo hanno fatto.

Anche a loro la nostra più grande solidarietà.

Loro lunedì tornano al lavoro, ma aspettano ancora un piano industriale serio. La loro lotta non è finita. E nemmeno la nostra.

Ripartiamo. Altri 60 chilometri. Direzione Cortona.

22 maggio - Due compagni di strada


Venerdì sera a Firenze. Stanotte dormiamo in campeggio. Siamo su Piazzale Michelangelo. Sotto di noi c’è tutta Firenze. La prendiamo tutto in uno sguardo.

Stasera andiamo alla Casa del Popolo di San Bartolo. Abbiamo insieme a noi due amici speciali. Due compagni.

Andrea Satta dei Tetes des bois e Sergio Staino. Sono a seguito dei giro d’Italia per l’Unità. Non scrivono di sport. Scrivono dell’Italia, quella vera. Quella che stiamo attraversando noi.

Ci augurano buon viaggio.

Sergio ci regala una vignetta (vedi foto) e Andrea ci regala il suo libro (I Riciclisti. La bicicletta spiegata a mia figlia, ed. Ediciclo). Ci scrive sopra una dedica per me: A Eliana, che lo legga a voce alta a tutti…

Buon viaggio. Siete nostri compagni di strada.

Daniele, che si è comprato il suo tempo


Daniele è il più giovane di tutti. Ha 29 anni ma sono già dieci anni che lavora. Daniele non è un ciclista. Daniele è un operaio. Prima non sapeva nemmeno come fosse fatta la bicicletta.

È entrato come interinale. Uno dei primi. Allora non si usava ancora come adesso e lui lo hanno assunto quasi subito.

Nell’azienda dove lavora Daniele sono in cassa da ottobre.

Lui da un po’ di tempo ha chiesto il part time. Vive con due amici, deve mantenere soltanto se stesso. Ha rinunciato ad avere la macchina e si è comprato il suo tempo
 

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