martedì 19 maggio 2009

Gianni e la fonderia


Gianni è il più veloce dei nostri ciclisti. Per lui la bicicletta è una passione. Quando ne parla, gli occhi gli brillano. Esce ogni domenica. Le Dolomiti sono il suo “paradiso”. La bicicletta per lui è metafora della vita e soprattutto del lavoro: dice che in fabbrica fai fatica come sulla strada, senza il doping, però…e ride!

Lui la fatica sa bene cosa è. Lavora in fonderia da più di 30 anni. Suo padre lavorava in fonderia, i suoi tre fratelli lavorano in fonderia. Lui dice che prima c’è l’uomo, poi c’è il fuoco, poi la fonderia.

Gli piace il suo lavoro. Quello che non gli sta bene è che le lavorazioni più pesanti toccano sempre ai migranti. In fonderia, dove lavora lui, alla sbavatura ci sono soltanto operai dell’Est o dell’Africa. Dice che fanno un lavoro massacrante per un salario da fame. E questo non gli va giù.

Ha una vita di sacrifici alle spalle; si è costruito casa da solo, con sua moglie, mattone su mattone, fine settimana dopo fine settimana. Ci ha messo anni. Ferie poche: quelle che ricorda sono quelle in Jugoslavia, quando ancora c’era la Jugoslavia e quando ancora c’era Tito.

È qui perché la sua azienda come tante altre è in crisi: prima ferie forzate; ora già si parla di mobilità.

Gianni è un compagno, di quelli veri, all’antica. Ha un tatuaggio sul braccio: è una colomba che dice un dì verrà…..

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